Oristano: un fantino e tre spettatori investiti dai Teletubbies
Anche in Sardegna le corse dei cavalli come patrimonio dell’UNESCO?
GEAPRESS – Nuovo incidente, alla faccia dell’Ordinanza Martini sulla protezione degli equini (in funzione delle tradizioni con uso di animali) nel corso di una festa paesana. Questa volta ad essere finiti male sono due spettatori (su tre investiti dai cavalli) ed un fantino.
A Santu Lussurgiu, in provincia di Oristano, la domenica di carnevale e il martedì grasso si corre la Sa Carrela ‘e Nanti. Una sessantina di cavalieri con delle maschere che tipicizzano la storica manifestazione (nella foto due fantini vestiti da Teletubbies) si danno appuntamento in un vicolo in forte pendenza. Mai da soli, come minimo in coppia e tenendosi per il braccio, si lanciano al galoppo tra le ali di folla strette nelle tortuose viuzze del paese.
Tipo la corsa dei tori di Pamplona. A dirlo, in un articolo apparso su La Nuova Sardegna, è lo stesso Sindaco di Santu Lussurgiu, Emilio Chessa. Dopo che domenica scorsa un cavallo ha preso a zoccolate in faccia due spettatori, il Sindaco ha infatti dichiarato, sottolineando il pericolo che possa sempre scappare un incidente, che la sua corsa è come quella di Pamplona. In Spagna i turisti sono informati del pericolo, dice sempre il Sindaco, così come a Santu Lussurgiu. Egli, infatti, sottolineando che è impossibile contenere il pubblico che affluisce numeroso, si appella al buon senso non solo degli spettatori ma anche dei fantini.
Ed ecco, infatti, che ieri, durante la corsa del martedì grasso, un altro cavallo è finito tra il pubblico investendo uno spettatore per fortuna rimasto illeso (sia lo spettatore che, a quanto pare, anche il cavallo). Il fantino, però, si è andato a schiantare contro un muro e sarebbe, ora ricoverato in ospedale, in stato di coma. Adesso, in maniera ancor più tragica, il Sindaco ha una analogia più stringente con la Spagna, dove a rischiare non sono tanto gli spettatori quanto i … toreri nell’arena.
A GeaPress è pervenuta notizia che anche in Sardegna alcune amministrazioni comunali si appresterebbero a chiedere all’UNESCO il riconoscimento quale Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Del resto, sono riconosciute da una Ordinanza Ministeriale e la legge contro i maltrattamenti di animali li salva dal suo campo di applicazione quale manifestazione storica. In pratica i cavalli che muoiono potrebbero solo essersi suicidati.
Chi potrà più sperare in un ridimensionamento di queste feste in Italia, dopo che saranno riconosciute dall’UNESCO? Già la città di Siena, per il suo Palio, e quella di Arezzo per la Giostra del Saracino, hanno avanzato richiesta presso la sede parigina dell’UNESCO. Si appresterebbe a farlo anche Piazza Armerina (EN) ed il suo Palio dei Normanni, mentre le altre manifestazioni equestri italiane, come il Palio di Ronciglione dove sabato è morta una cavalla infilzata in un tubulare, stanno ottenendo il riconoscimento per legge, quale manifestazione storica.
GeaPress ti invita, pertanto, a firmare l’appello da inviare alle autorità dell’UNESCO. Non vogliamo che la nostra cultura venga tipicizzata per una corsa di cavalli da tutelare, così, definitivamente. (GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).
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Il padre di uno dei due non citati fantini vestiti da Teletubbies accusando GeaPress di essere una testata “spavalda”, oltre che per il “bel titolo” ad “effetto” (con quattro punti esclamativi), e “quasi compiaciuta” (sempre con quattro punti esclamativi), chiedendosi qual è la nostra “serietà proffessionale”, “esige” che venga rettificato sul fatto che suo figlio non è l’investitore. Per cortesia, e senza commentare, pubblichiamo.
patrimonio culturale .. ? La cultura della violenza…
ma quale teletubbies?????mi chiedo cos’abbia visto il giornalista che ha scritto quest’articolo….secondo me era in un altro paese!!!!!!per cortesia ora basta!!!stiamo degenerando…..Rossella di Napoli ma sa veramente il significato della parola violenza, credo proprio di no, la invito quindi a controllarlo subito e la invito inoltre a recarsi a Santulussurgiu, anche se credo che lei non sappia nemmeno in quale provincia della Sardegna si trovi quel bellissimo paese dove la passione e l amore e il rispetto per il cavallo e non solo, si coltivano da tempi antichissimi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Rivolgo questo invito anche al giornalista che ha scritto l articolo che oltretutto nemmeno si firma e che di sicuro ha scritto le cose per sentito dire e per niente vere, pensate un pò i teletabbis hanno corso la domenica e l incidente che viene citato è invece accaduto il martedi!!!!!!!!!!!!!!!Forse è un pò confuso o forse ha solamente voglia di infangare un paese, i cittadini ed una tradizione quale quella di Sa Carrela ‘e Nanti che merita invece rispetto!!!!!!!!!!Mi aspetto solo che questo articolo venga corretto e che la parola violenza venga utilizzata in modo più adeguato e non a sproposito come in questo caso!!!!!!!!!!!!!!!Cordiali saluti dalla Sardegna precisamente da Ovodda piccolo paese in provincia di Nuoro.
P.S: Forse la cosa che doveva interessare maggiormente erano le condizioni di salute di un cavaliere che per amore delle tradizioni e dei cavalli è ora in coma!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
“dove la passione e l amore e il rispetto per il cavallo e non solo, si coltivano da tempi antichissimi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Ma guarda, questa è nuova!!!!!!!!!!!!!!!
Sembra che Italia nessuno riesca a voler bene e a rispettare i cavalli senza farli correre in qualche palio; più o meno come in Spagna sembra che nessuno rispetti e ami quanto i matador.
“Forse la cosa che doveva interessare maggiormente erano le condizioni di salute di un cavaliere che per amore delle tradizioni e dei cavalli è ora in coma!!!!!”
Si possono amare tradizioni e cavalli senza alcun bisogno di prender parte ad un palio; anzi considerato quel che è successo, qui e altrove, pare quasi che le due cosi siano in antitesi. Dunque chi è casua del suo mal pianga sè stetsso.
Mi son perso alcune parole, nel precedente messaggio, chiedo scusa.
“dove la passione e l amore e il rispetto per il cavallo e non solo, si coltivano da tempi antichissimi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Ma guarda, questa è nuova!!!!!!!!!!!!!!!
Sembra che in Italia nessuno riesca a voler bene e a rispettare i cavalli senza farli correre in qualche palio; più o meno come in Spagna sembra che nessuno rispetti e ami i tori quanto i matador.
“Forse la cosa che doveva interessare maggiormente erano le condizioni di salute di un cavaliere che per amore delle tradizioni e dei cavalli è ora in coma!!!!!”
Si possono amare tradizioni e cavalli senza alcun bisogno di prender parte ad un palio; anzi considerato quel che è successo, qui e altrove, pare quasi che le due cosi siano in antitesi. Dunque chi è casua del suo mal pianga sè stetsso.
Ai Ai, Sign Ugo, le corse dei cavalli per le strade dei paesi sono forme culturali antichissime, e poi è come galoppare il un sentiero di campagna, io non ci trovo differenza per l’animale, dove stà il maltrattamento? la folla è il vero pericolo per l’animale e per se stessa, non possiamo dare la colpa a manifestazioni che da millenni vengono svolte localmente se qualcuno sbatte il muso sugli zoccoli dell’animale, nessuno gli ha chiesto di andare a vedere la corsa dopo tutto..quindi come il cavaliere che cade e finisce in ospedale si prende le sue colpe… così deve fare chi si prende un bel calcio in faccia. E non paragoniamo le corse a cavallo con quello che succede in spagna, nessuno arrostisce braciole equine a fine corsa e nessun cavallo viene ferito o ucciso. Siate oggettivo nei vostri articoli e nelle vostre risposte.
Ma la trasparenza di questo sito dove sta?????mi chiedo come mai scegliate i commenti da pubblicare.Non è molto corretto fare un discorso a senso unico o pubblicare solo i commenti di chi la pensa come voi e non quelli invece di chi sa veramente come sono andati i fatti. troppo comodo cosi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ahi Ahi Sig.ra Valentina, che le corse dei cavalli per le strade di paese siano “cultura” è tutto da dimostrare, e dipende comunque dal concetto di cultura cui si fa riferimento: per lei “cultura” è far correre un cavallo in mezzo alle strade, per me invece la “cultura” consiste nel rispetto, finanche di quel cavallo che viene fatto correre in simili manifestazioni per divertire la gente come lei.
Che poi secondo lei, una corsa in un sentiero di campagna sia uguale ad una corsa per le strade di paese, conta poco o niente visto che poi non è lei a correre (né in campagna, né in città) cavalcata da un fantino! Da parte mia dubito fortemente che le due cose (corsa in campagna e gare per le strade di città) siano la stessa cosa… e già il fatto che lei dica “la folla costituisce un pericolo per il cavallo”, dimostra proprio che le due situazioni non sono affatto uguali.
Sul fatto che chi partecipa a queste manifestazioni pianga se stesso se poi subisce infortuni, le do assolutamente ragione: vale per i fantini come per chi assiste a queste corse. Non vale però per il cavallo visto che se esso si infortuna (o peggio muore) in queste manifestazioni, la causa del suo mal è chi ve l’ha fatto partecipare.
Quanto al paragone con le corride, il paragone non è nella fine che fa l’animale, bensì negli argomenti che i sostenitori delle corride utilizzano a proprio supporto; che sono gli stessi argomenti che utilizzano i sostenitori dei palii: perché secondo i sostenitori delle corride, anche la corrida è una “manifestazione millenaria”, anche la corrida è “motivo di aggregazione sociale”, anche i tori della corrida “sono amati e rispettati”… ecc ecc.